La scarpa italiana nella storia.

Dai sandali romani alla calzatura italiana artigianale.

Oggi le scarpe italiane sono rinomate in tutto il mondo per la loro qualità, artigianalità e stile.

Uno sguardo alle origini

La storia della calzatura italiana ha radici antiche, con l’elegante raffinatezza dei vari modelli di sandalo etrusco ripresa ed evoluta dai romani.

L’attività calzaturiera rappresentava a Roma una forma d’arte di grande importanza. I romani conciavano le pelli con allume ed atre tecniche e con il cuoi ricavato producevano stivaletti o sandali di vario genere tenuti insieme da varie stringhe. Particolare era la caliga, il sandalo del legionario, protagonista dei successi militari di Roma. Infatti permettevano ai legionari di avanzare nella campagna senza scivolare, grazie ai tacchetti metallici conici presenti sulle loro suole. Le caligae erano fissate con vincula, cinghie di cuoio che regolano il piede e venivano annodate alla gamba. Si indossavano a piedi nudi o utilizzando gli udones, semplici calzini romani di lana o lino, per proteggersi dal freddo o dall’umidità.

caligae romane
reperto archeologico di caliga romana
calzatura etrusca

Il Medioevo

La scarpa italiana nei secoli
Scarpe medievali in pelle

Primi passi della scarpa Made in Italy

La qualità artigianale delle scarpe italiane ha radici che risalgono al Medioevo.  In questi secoli, i calzolai italiani diventano famosi per la loro maestria e l’ eccellenza dei materiali utilizzati. Rapidamente gli artigiani italiani acquisiscono fama di qualità superiore e lusso.

La città di Montebelluna, in Veneto, divenne un centro di produzione calzaturiera. Questo grazie all’abbondanza di pellami di alta qualità e di abili artigiani.

Le scarpe nel Medioevo differenziano tantissimo a seconda del periodo storico e soprattutto dello status sociale. Nell’Alto Medioevo anche i nobili indossavano calzature abbastanza semplici. Al contrario, nel Basso Medioevo aumenta la qualità dei materiali e la raffinatezza dei decori. Le scarpe maschili spaziavano dai sandali del clero, le caliage, che ricordavano molto le calzature romane, agli stivali fino al ginocchio indossati nei villaggi.

Il Rinascimento

In generale, nel Rinascimento prendono piede gli zoccoli e le scarpe in stoffa. Le dame indossavano le pianelle, pantofole rivestite da tessuti leggeri e decorate riccamente.

Tipiche di questo periodo sono della calzature con zeppa altissima in legno o sughero rivestita di stoffa, che in Francia viene chiamata “chopine”. 

pianella del XVI sec. - probabile manifattura toscana

La chopine a Venezia

Questo tipo di scarpa rimane popolare nel XV, XVI e XVII secolo e a Venezia acquisisce particolare fortuna. Non è altro che l’evoluzione delle pianelle con tacco particolarmente alto. Qui la chiamano “calcagnetto” e inizialmente nasce con uno scopo puramente pratico. Questo tipo di calzatura infatti permette di non sporcarsi i piedi nelle strade fangose. Questa caratteristica torna utile in una città alle prese con fenomeni di acqua alta fin dalle origini.

Venezia diventa rapidamente un centro economico di importanza mondiale. In breve le dame iniziano ad indossare i loro tipici calcagnetti per ostentare il loro rango sociale. Più alto è il tacco e più è la stoffa necessaria alla gonna per coprirla. Pertanto l’altezza della zeppa rappresentava l’importanza della dama. Sebbene una legge del 1430 fissasse il limite di altezza a 8 cm, le zeppe potevano arrivare anche ai 50 cm. Pertanto rendevano molto incerta l’andatura di chi le indossava. Spesso era necessario il sostegno di due valletti per spostarsi in sicurezza per le calli e i ponti della città.

dama veneziana indossa i suoi calcagnetti
un paio di calcagnetti al museo Correr di Venezia

Il segreto del successo della scarpa italiana nel mondo

Nel corso dei secoli l’artigianato della scarpa italiana mantiene la sua importanza. Il made in Italy è garanzia di lusso, eccellenza nella qualità ed eleganza. 

L’importanza dell’artigianalità e della cura dei dettagli è un segno distintivo della calzatura italiana. I calzolai italiani sono noti per la loro meticolosa attenzione ai dettagli, dalla selezione dei materiali più pregiati alla precisione delle cuciture e delle rifiniture. Il processo di produzione di un singolo paio di scarpe può comportare fino a 200 passaggi individuali. Ognuno di questi sono eseguito da abili artigiani che hanno affinato la loro arte nel corso degli anni. Il risultato è un prodotto bello, ma anche comodo e abbastanza resistente da durare nel tempo.

Sin dal medioevo si delineano sul territorio diversi distretti calzaturieri, dove si circoscrive una produzione destinata ancor oggi a tutto il mondo. Tra tutti questi possiamo esaminarne alcuni in dettaglio..

Distretto calzaturiero di Vigevano

ll Distretto calzaturiero di Vigevano, in provincia di Pavia, è uno dei più antichi della Lombardia ed è composto da centinaia di piccole medie imprese. Nella seconda metà del Novecento la produzione è calata e molti calzaturifici hanno chiuso. Ciononostante il settore è riuscito a sopravvivere puntando la produzione su fasce di elevatissima qualità e sui macchinari per i calzaturifici. Vigevano è spesso definita "la capitale mondiale della calzatura". Sembrerebbe che qui sia nato il primo tacco a spillo, nel 1953 ed è qui che nascono le calzature indossate dai pontefici.
A pochi passi dalla piazza inoltre sorge il Museo Internazionale della Calzatura (link in foto), da visitare assolutamente se curiosi di conoscere le diverse calzature nella storia.

Calzatura della Riviera del Brenta

Formato da più di 500 aziende, comprende più di 10000 dipendenti per la produzione di 20 milioni di scarpe di cui il 91% viene esportato. La prima confraternita dei calzaturieri, "calegheri", nella zona del Brenta risale al 1268. Nei secoli le aziende si sono diffuse in quasi tutte le province e il settore calzaturiero del Brenta uno dei più floridi a livello nazionale. Il successo del distretto è da attribuire anche allo sviluppo di macchinari e processi produttivi specializzati. Questi consentono la produzione di scarpe in serie, mantenendo un elevato standard di qualità. Specializzato nelle calzature da donna di lusso, collabora con i grandi marchi a livello internazionale e in quest'ottica promuove la ricerca al fine di creare un Made in Venice di alta qualità.
In aiuto di questa Mission viene anche il Politecnico Calzaturiero a Vigonza (PD) (link in foto), il cui corso principale è la "Scuola Design e Tecnici della Calzatura"

Distretto Industriale di Montebelluna

Come abbiamo visto, Montebelluna (VI) è un centro calzaturiero fin dal Medioevo. La posizione era strategica. Infatti si trovava vicino alle zone di approvvigionamento di pellami e ai mercati dell'area pedemontana e delle Alpi Nordorientali. L'enorme conoscenza nel campo si è sedimentata ed ha saputo adattarsi alle esigenze delle varie epoche. Dallo scarpone da montagna a quello da sci, oggi è divenuta la capitale della calzatura sportiva. Da qui proviene la maggior parte degli scarponi da sci e delle scarpe da motociclismo mondiali. Negli anni '80 è stato fondato il Museo dello scarpone e della calzatura sportiva (link in foto). Il museo è attualmente gestito dalla Fondazione Sportsystem, dal nome del distretto.

La scarpa italiano nel mondo

L’influenza della scarpa italiana sulla moda e sullo stile è indiscussa. Le scarpe italiane sono state indossate da alcune delle personalità più influenti della storia. Audrey Hepburn, Sophia Lauren e “James Bond” le sfoggiavano. Oggi la sfida del designer è spingere sempre più in là i confini dello stile.

Dai classici mocassini in pelle alle sneaker alla moda, le scarpe italiane rimangono simbolo di artigianalità ed eleganza.